Quando meno te lo aspetti

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  1. fellik
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    allooooora, premetto che è un distretto a modo mio, ecco ù.ù diciamo che... Anna sta per partire per Trieste, ma succede qualcosa che.. beh, cambia un po' i piani! ma cosa succederà!? booh! primo capitolo! un po' lunghino, in effetti XD tanto per cambiare a me non piace, ma dettagli! Grande dedica a Daniela, la mia Idola, Somma Maestra, Cuginona e Collega =) mi segue sempre con u entusiasmo tale che mi sembra il minimo! buona lettura!

    Quando meno te lo aspetti

    “ Anna, devo dirti una cosa importante, appena puoi chiamami, per favore. Purtroppo non possiamo rimandare. Mamma”

    Anna riavvolse il nastro della segreteria per ascoltare nuovamente il messaggio

    “ Anna, devo dirti una cosa importante, appena puoi chiamami, per favore. Purtroppo non possiamo rimandare. Mamma”

    La ragazza sospirò e si voltò verso l’amico che, seduto sul divano, la guardava con aria di attesa.
    “che dici, devo chiamarla?”
    “quale risposta vuoi sentire?” domandò Luca allargando le braccia per accogliere Anna, che vi si rifugiò immediatamente.
    “quella che pensi veramente”
    “allora non me lo dovresti nemmeno chiedere, lo sai come la penso. So che tu e tua madre non avete un grandissimo rapporto, ma non vorrei che tu facessi lo stesso errore che ho fatto io con mio padre. Chiamala, senti cosa vuole, parlale, incontrala. A me sembra che abbia da dirti qualcosa di importante.. soprattutto ora che stai per partire le dovresti parlare.”
    “se la dovessi incontrare ti va di venire con me? Non me la sento di andare da sola..”
    “ma certo, se ti fa piacere verrò pure io.. però sai anche tu che molto dipende da quello che ti deve dire!”
    Per tutta risposta Anna mugugnò un si poco convinto, prendendo il mano il telefono.
    Luca lo prese come segnale per allontanarsi: sapeva che ad Anna dava fastidio parlare al telefono con altre persone nei pressi. Tuttavia era parecchio curioso di sapere cosa stesse succedendo, e dalla cucina dove era sentiva qualche brandello di conversazioni quali “perché non me lo puoi dire al telefono” ; “ma perché, che succede” e simili. Aveva posato l’ultimo piatto sulla tavola quando, vide Anna spegnere la chiamata e gettare il cordless sul divano con uno sbuffo. L’espressione di lei, contrariata e un po’ preoccupata, gli occhi lucidi e lo sguardo basso gli fecero capire chiaramente che doveva essere successo qualcosa di brutto, se non addirittura grave. In fondo, anche se un minimo di rapporto lo avevano recuperato, la madre non chiamava mai solo per il piacere di sentire Anna, la stessa figlia non incoraggiava tali piacevoli chiacchierate.
    Gli bastò un’occhiata per capirla, quindi le si avvicinò e le mise gentilmente due dita sotto il mento, costringendola a guardarlo in faccia. Anna scosse leggermente il capo, tuffandosi tra le braccia dell’amico che, dal canto suo, prese ad accarezzarle la schiena nel tentativo di tranquillizzarla. Si impose di non pensare che ci sarebbero stati ben pochi altri abbracci come quello, aspettò invece che lei si sentisse di parlare per spiegargli cosa stesse succedendo. Rimasero così per forse un minuto, quando Anna si staccò asciugandosi una lacrima.
    “sta male. Non so cos’abbia, ma credo che sia qualcosa di grave.. è in ospedale”
    “vuoi andarla a trovare? Possiamo andare anche adesso” domandò Luca comprensivo.
    Anna scosse la testa
    “no, adesso no.. non ci farebbero entrare. E poi dice che mi deve dire un’altra cosa importante, ma vuole parlarmi di persona.. e non so cosa possa essere”
    “dai, cucciola! non deve essere per forza qualcosa di brutto!”
    “conoscendola…” ribatté lei con una smorfia contrita, senza terminare la frase.
    Luca non rispose: non sapeva proprio cosa aspettarsi. Non provò nemmeno a proporre ad Anna di mangiare qualcosa: la conosceva troppo bene, sapeva che aveva lo stomaco già chiuso da quando era al telefono con la madre, e l’insieme di notizie certo non avevano fatto altro che peggiorare il tutto.. anzi, probabilmente si sarebbe sentita male se avesse mangiato.
    Anna si alzò e, nervosamente, decise di andare subito a letto, ben sapendo che, comunque, avrebbe fatto molta fatica a prendere sonno.
    Luca andò da lei un quarto d’ora più tardi, sperando che si fosse calmata un po’. Appena la vide sorrise intenerito: Anna era raggomitolata al centro del letto, coperta solo per metà. Era sveglia, ma talmente assorta nei suoi pensieri da non essersi accorta della presenza di Luca.
    “ehi, tutto ok?” domandò lui avvicinandosi.
    “diciamo di sì” borbottò anna guardando il cuscino.
    Luca le sorrise gentilmente. “dai, su! Fatti più in là che stai prendendo tutto lo spazio!”
    E prima che Anna capisse realmente cosa Luca stesse cercando di fare, se lo ritrovò accanto a lei, sotto le coperte.
    “scusa, Lu, ma che stai facendo?”
    “non vedi? Faccio compagnia alla mia amica preferita! Dai, anoressica, va più in là, fammi posto!”
    “ma quanto sei scemo! E, tanto per la cronaca, non sono anoressica!”
    “okay, non lo sei, ma se continui così lo diventerai presto! Sia chiaro, questa è l’ultima volta che ti concedo di saltare un pasto!”
    “si papà!” rispose lei con un sorriso divertito, limitandosi a posare la testa sul petto di Luca.
    Automaticamente lui prese ad accarezzarla, in silenzio: le parole non erano necessarie, in quel momento Anna aveva solo bisogno di sentire che non era sola, che accanto aveva qualcuno.
    “illuminami” disse lui all’improvviso. “che teorie ti sei fatta?”
    “nessuna.. non ho davvero la minima idea di quel che mi voglia dire. Ma perché i guai devono venire sempre tutti insieme? Domani c’è pure l’incontro decisivo per stabilire se sono idonea per l’affido di Abel.. ma tu lo sai come sarò dopo aver incontrato mia mamma!”
    “si, lo so, però non puoi evitarla per sempre.. devi sentire cosa ha fatto, almeno quello.”
    “se devo essere sincera non so nemmeno che cosa sperare!” mormorò piano. “con lei non ho mai avuto un buon rapporto, anche se un minimo avevamo recuperato.. ma è pur sempre mia madre”
    “Anna, con me non hai bisogni di giustificazioni, lo sai. Tu pensa che domani risolvi tutto, ora è pure inutile stare qui a farci non so quanti viaggi, visto che non sappiamo nulla. Ora cerca di riposarti, sennò finisce che scleri” e qualche coccola dopo si addormentarono insieme.
    La mattina dopo, quando Anna aprì gli occhi, si ritrovò ad aver usato come cuscino il petto di Luca, e questo, già sveglio, la osservava.
    “buongiorno” disse cauto, sperando di non ritrovarsi con l’amica di cattivo umore già dal primo mattino.
    “ ‘giorno” bisbigliò lei ancora intontita “perché non mi hai svegliata?”
    “eri così tenera!! Sarebbe stato un peccato, e poi pensavo fossi stanca”
    Lei non rispose, ma sprofondò la testa nel cuscino. Con un sorriso affettuoso lui le baciò delicatamente la fronte prima di alzarsi annunciandole che sarebbe adato a preparare la colazione.
    Anna si girò sistemandosi meglio le coperte, ma il suo sguardo cadde su una fotografia posata sul comodino: Abel in braccio a lei, tra lei e Luca. Forse per la prima volta la colpì la consapevolezza di quanto somigliavano ad una giovane famiglia felice. Certo, il rosso dei capelli di Abel stonava un po’ contro il colore scuro suo e di Luca, ma questo era certo un dettaglio privo d’importanza. Quello che veramente saltava all’occhio era l’affiatamento tra di loro, l’affetto. Un ricercarsi continuo, che però presto sarebbe cessato. Questo era uno dei motivi per cui aveva deciso di trasferirsi, anche se non lo aveva detto a nessuno, nemmeno ad Elena, seppure lei sia la sua migliore amica. Sì, il motivo ufficiale era la fama della facoltà di biologia marina: chiunque sosteneva quanto fosse ottima quella di Trieste. Ma soprattutto sapeva, sperava che la lontananza l’avrebbe aiutata a distanziarsi da Luca. Soffriva solo a pensarci, ma era fermamente convinta di non avere alternative:lei amava lui, lui non ricambiava. Non come voleva lei, almeno. E stargli accanto senza poterlo avere veramente era peggio di qualsiasi distacco. Tantovaleva andarsene, ben sapendo che questo avrebbe comportato grandi pianti e depressione per giorni, promesse di non lasciarsi, di non abbandonarsi nonostante tutto, di essere sempre vicini nell’anima, se fisicamente non era più possibile. Per il primo periodo avrebbero certamente mantenuto le promesse, sentendosi di continuo, ma poi Anna sapeva già che dalle chiamate sarebbero arrivati ai messaggi, all’inizio tanti, poi, lentamente, pure quelli sarebbero andati scemando.
    Con un sospiro Anna si alzò e raggiunse Luca in cucina.
    “nervosa?” chiese lui
    “un po’” ammise mestamente.
    “su, vedrai che andrà tutto bene.. e poi ci sono io, no?”
    “si..” rispose Anna con aria assente, fissando il vuoto di fronte a se.
    Non si era resa conto di Luca che le si era avvicinato con l’intento di stritolarla in un abbraccio, perciò sobbalzò spaventata.
    “ehi, non sei un po’ troppo tesa? È solo tua madre, non ti mangia mica”
    “si, lo so.. però tu lo sai come sto ogni volta, è così anche quando so che mi deve chiamare, non lo faccio apposta”
    “eh, ci mancherebbe solo quello!”
    Piccola e fragile. Solo queste due parole giravano per la mente di Luca. Piccola e fragile, era così che sembrava Anna, un cucciolo spaventato, una bambina in cerca di protezione.
    Cercando di farla tranquillizzare un po’ Luca la fece sedere e prese a massaggiarle le spalle e la schiena.
    “toccherà fare qualcosa per quest’ansia, Annina mia, o finirai con il distruggerti”
    “il fatto è che non so neppure io da dove possa venire tutto ciò.. lo so pure io che è un’ansia priva di senso, ma il semplice fatto di saperlo non mi aiuta certo a placarla”
    “ma devi riconoscere che non è normale”
    “lo so pure io, ma più di così che ci posso fare?”
    Stava ricominciano ad innervosirsi, perciò Luca decise di lasciare cadere l’argomento
    “va bene, niente, basta che non ti agiti. Stai rilassata, dai”
    I suoi massaggi avevano aiutato un po’ Anna a sciogliere la tensione, ma era evidente che fosse ancora molto agitata.
    “che vuoi mangiare, Annì?”
    “niente”
    “no, non ci pensare neanche! Qualcosa lo mangi!”
    “no”
    “sì”
    “no”
    “sì! Poche storie, Anna! Già ieri sera sei rimasta senza mangiare, almeno stamattina qualcosa devi! Anche solo un po’ di the”
    “sì papà!” sbuffò lei imbronciata.
    A mò di scusa Luca le diede un bacio sui capelli
    “quando questa storia sarà finita vedrai che starai meglio”
    “veramente, per stare meglio, mi bastava non sentire mia madre”
    “lo so, però adesso o tra qualche anno non cambia niente, prima o poi avreste comunque dovuto ricominciare a parlarvi. E per farti stare più tranquilla sai che facciamo oggi? Ci prendiamo una giornata di permesso, io e te, andiamo prima da tua madre, poi da Abel e stiamo tutto il giorno insieme noi due. Ti va? È parecchio che non facciamo niente del genere”
    Anna, incerta, annuì
    “grazie, Luca.. come farei senza di te?!”
    Ma si pentì subito delle sue parole: presto, in effetti, avrebbe fatto senza di lui. A forza avrebbe imparato a farne a meno, a fare a meno di lui, del suo affetto, del suo aiuto, della sua presenza. Con una fitta di dolore si rese conto che anche lui stava pensando esattamente alle stesse cose.
    “io.. vado a farmi una doccia” mormorò Anna alzandosi
    “basta che poi mangi”. Lui non si era minimamente scomposto. Di certo non l’avrebbe lasciata in pace tanto facilmente.
    “luca?”
    “sì?”
    “hai rotto!”
    “ah, è così?”
    Con uno scatto veloce e improvviso Luca partì all’inseguimento di Anna, solamente per fare un po’ lo scemo.
    Anna, ridendo, aveva cercato riparo dietro al divano, ma Luca, più veloce di lei, l’aveva già raggiunta e afferrata per un braccio.
    “penitenza!” esclamò allegro. Se la caricò su una spalla, a mò di sacco di patate, e, reggendola saldamente per le gambe, si diresse verso il bagno.
    “no Luca, mettimi giù! Subito! Dai, scusaaaa”
    “troppo facile mia cara! Penitenza!!”
    Ridendo, lei, prese a tempestare la schiena di Luca di pugni, ben sapendo che non sarebbe servito a niente
    “ma che vuoi fare?”
    “hai detto che volevi fare una doccia? Ti accontento!”
    E prima che se ne rendesse conto, lui l’aveva già scaricata dentro la doccia e aperto il getto di acqua calda.
    “scottaaaaaaaaaaaa!” urlò Anna lottando contro l’amico che le impediva l’uscita.
    Ridendo, Luca, al posto di lasciarla andare girò completamente il rubinetto sull’acqua fredda
    “ma sei scemo?! È gelida!”
    Aveva già i vestiti completamenti impregnati d’acqua, e stava cercando in tutti i modi di chiudere il getto, ma Luca era troppo forte per lei.
    “perché ti agiti tanto?” domandò lui con aria innocente. “aaahh! Ho capito: è perché m i sono dimenticato di farti lo shampoo!”
    Al che prese il flacone e lo strinse forte, direzionando il sapone affinché finisse tutto addosso ad Anna
    “te la smetti!?? Nemmeno i bambini fanno così, dai!” era finalmente riuscita ad avere la meglio, ma ormai era anche bagnata come un pulcino. Incrociò le braccia sul petto cercando di darsi un contegno stizzito.
    “topinaaaa!” esclamò Luca in tono dolce, abbracciando l’amica ben decisa, però, a rimanere sulle sue.
    “sei fradicia!” annunciò Luca
    “eh, ma dai!? Secondo te pure asciutta, stavo?”
    “mi sa di no” ridacchiò lui. Cercando di farsi perdonare le stampò un sonoro bacio sulla guancia.
    “sei un pochino più tranquilla, ora?” domandò, questa volta serio, ma mantenendo la dolcezza nel tone della voce.
    “si.. si, ora va meglio” rispose lei con un sorriso. Ma, a sorpresa, riuscì a girarsi e spingere Luca contro la parete, riaprendo l’acqua nello stesso momento, con una risata tra il maligno e il divertito.
    “traditrice! Ti volevi solo vendicare!”
    “ovvio!”
    Però lui riuscì a liberarsi senza troppi sforzi, e bloccò nuovamente Anna contro il muro, tenendola per i polsi. Si era avvicinato molto, forse troppo, pensò lei. Riusciva a sentire il suo respiro, il suo profumo, e sapeva che di lì a poco sarebbe subentrata l’incapacità di reazione; non avrebbe fatto altro che desiderare ciò che, sapeva, non sarebbe mai successo. Luca, vittima anch’egli del gioco di sguardi, si fece ancora un po’ più vicino. Deglutì. Anche lui ai stava ritrovando con la mente completamente annebbiata, fredda, vuota.
    Cercava di pensare a qualcosa, ma almeno in quel momento non era in grado di trovare una soluzione abbastanza rapidamente da agire. L’unico pensiero che era riuscito a farsi breccia chiaramente era che, probabilmente, Anna poteva sentire il suo cuore battere, tanto pulsava forte. Eppure non era un ragazzino, si malediva, perché diavolo doveva sentirsi tale e non sapere che fare, quanto osare? Avvertiva chiaramente la tensione dell’amica: tremava impercettibilmente, lui lo sentiva solo perché, avvicinandosi ancora, era arrivato a sfiorarle il corpo con il proprio. Lei aspettava, ma non voleva essere la prima ad agire. Luca vedeva il suo sguardo spostarsi dagli occhi alle labbra, per poi tornare a fissarsi negli occhi. Le lasciò andare un polso e, lentamente, alzò la mano posandogliela sul viso, in una carezza delicata. Questa volta fu il turno di Anna a deglutire. Non riusciva a capire cosa lui stesse facendo, che stesse aspettando. Fu con un tuffo al cuore che si accorse che lui stava avvicinando il volto al suo, sempre di più. erano a pochi millimetri. Forse, troppo spaventati per andare avanti, aspettavano che succedesse qualcosa: in fondo è sempre così, no? Quando stavano finalmente per baciarsi, immancabilmente succedeva qualcosa che li costringesse a interrompersi e separarsi nella precisa frazione di secondo che veniva prima che le loro labbra si incontrassero. Ma se non era ancora successo niente voleva dire che quella, forse, era finalmente la volta buona. Luca spezzò la piccolissima distanza rimasta e posò le sue labbra su quelle di Anna. Era strano essere lì, così. Come un sogno che si realizza, ma hai paura di crederci. Le lasciò andare anche l’altro polso, portando pure l’altra mano al volto di Anna, approfondendo timidamente il bacio. Ma in effetti era tutto troppo bello perché potesse durare: il telefono, da qualche parte fuori dalla stanza, prese squillare insistentemente, interrompendo quel momento idilliaco. A quel suono Luca si riscosse, come uscito improvvisamente da uno stato di trance. “scusa.. devo rispondere” mormorò sulle labbra della ragazza. Riprendendosi a poco a poco, lasciò la stanza. Lei lo raggiunse nuovamente 20 minuti più tardi, avvolta nel suo accappatoio bianco.
    “chi era?” domandò tranquillamente, tamponandosi i capelli bagnati con un asciugamano.
    “Ingargiola” rispose Luca cupo. “Niente di grave, è solo che non c’è tutto. La situazione al distretto è tranquilla, ne ho approfittato anche per dire che oggi ci prendiamo un giorno”.
    “ah, bene.. presumo chiamino, se succede qualcosa”
    “ma lo spero! Se chiamano per delle cavolate e non quando c’è veramente bisogno non se la passeranno molto bene! Comunque, ti serve ancora il bagno?”
    “no, vai pure”
    “prima ti devo dire una cosa”. Il suo tono si era fatto più serio. Sembrava una cosa importante.
    “dimmi”
    “MANGIA!” e scappò prima che lei potesse fare qualsiasi cosa.


    che fo, continuo? ve gusta?
     
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